Filosofo greco. Fu il fondatore dello Scetticismo. Secondo la tradizione
biografica avrebbe partecipato, insieme ad altri filosofi greci, alla spedizione
asiatica di Alessandro Magno; in India sarebbe venuto in contatto con la
filosofia del luogo e con i gimnosofisti. Ritornato in patria fondò una
propria scuola filosofica ad Elide intorno al 320 a.C. Per sua volontà
programmatica non lasciò nessuno scritto; fonte principale della sua
dottrina è Diogene Laerzio, insieme ai frammenti di Timone di Fliunte, il
maggiore dei suoi discepoli. Partendo da posizioni di socratismo radicale,
P. attaccò ogni teoria della conoscenza che cerchi di dimostrare
che determinate esperienze percettive recano testimonianza del tutto fidata
sulla reale natura degli oggetti esterni. La sua critica mosse dalla
considerazione che la percezione sensibile, l'unica forma di conoscenza, non
offre alcuna garanzia di cogliere le cose quali esse sono realmente. Già
a livello di enunciazione verbale, con il semplice trasferimento degli eventi in
forma linguistica, avviene, infatti, un'attribuzione di verità che
può essere confutata: ad ogni affermazione, infatti, se ne può
comunque contrapporre un'altra uguale e di segno contrario. L'unica posizione
sostenibile, allora, deve essere la sospensione del giudizio
(
epoché), il rifiuto totale di utilizzare il linguaggio
(
afasía) per costruire un qualsivoglia modello di realtà.
Il risultato è l'estraniazione totale, l'unico modo per tentare di
raggiungere l'imperturbabilità (
ataraxía) (360 circa - 270
circa a.C.).